Dream Theater Forum - A Change Of Seasons

Porcupine Tree - The Incident, 2009

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Lunatic Soul
view post Posted on 24/12/2009, 14:15




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Cd1
The Incident
I. Occam's Razor
II. The Blind House
III. Great Expectations
IV. Kneel and Disconnect
V. Drawing the Line
VI. The Incident
VII. Your Unpleasant Family
VIII. The Yellow Windows of the Evening Train
IX. Time Flies
X. Degree Zero of Liberty
XI. Octane Twisted
XII. The Séance
XIII. Circle of Manias
XIV. I Drive the Hearse

Cd2
1) Flicker
2) Bonnie the Cat
3) Black Dahlia
4) Remember Me Lover



Sono passati solo due anni dal precedente Fear of a Blank Planet e i Porcupine Tree sono già tornati con addirittura un doppio disco, The Incident. La prima parte è caratterizzata da una traccia di 55 minuti, in realtà divisa in più sezioni, trattanti ognuna incidenti diversi. Ebbene l'idea di Wilson era questa, quella di prendere dei "semplici" incidenti dai media, scioglierli dalla loro forma di fredde notizie e renderli delle vere storie, narrate dalle stesse vittime. Anche se alla fine però Wilson, oltre a fare questo, si è lasciato un po' prendere la mano ed è finito a comporre alcune tracce meramente autobiografiche, come ad esempio la seppur magnifica Time Flies.
La seconda parte dell'opera è invece formata da quattro brani indipendenti dal resto della suite, una specie di EP che il gruppo ha preferito però rilasciare allegato al disco.

Il ciclo surreale di canzoni, come l'ha denominato Wilson, parte con una citazione al rasoio di Occam, breve ma inquietante introduzione che ci trasporta alla prima traccia del lotto, The Blind House. Il pezzo risulta essere un ottimo connubio tra parti più heavy e parti più nebulose (tipiche del sound porcupiniano) e vede inoltre un saggio uso della elettronica da parte del tastierista Richard Barbieri. Il tema trattato è interessante, ovvero l'evacuazione di alcune ragazze da un ranch in Texas in cui dei fanatici religiosi le costingevano a rimanere rinchiuse, e delle loro emozioni riguardo il vedere finalmente il mondo com'è realmente.

Great Expectations. Lo shock nel rivedere una persona dopo 30 anni e rendersi conto di quanto sia cambiata, la tristezza nel ricordare il passato e riconoscere quanto poco sia rimasto di quei tempi (Hey there's you / With placid eyes / Oblivious to what's to come). E infine scoprire che questa persona ha avuto seri problemi mentali e che è stata rinchiusa più volte in prigione (They locked you up / so I forgot you). Breve, solo un minuto per descrivere la sofferenza che questo incontro ha suscitato in Wilson, ma estremamente toccante. Un leggero accompagnamento di chitarra, ingenuamente spensierato nell'attingere a ormai lontane memorie, seguito da un assolo lamentoso a riportare alla mente la struggente verità. Ma è solo un attimo, la traccia si è già conclusa e ci ritroviamo già immersi nella tenue melodia cristallina di Kneel and Disconnect.

Kneel and disconnect
And waste another year
Fill the application
Start a new career


Non servono altre parole a Wilson per descrivere il giorno in cui ha deciso di azzerare la sua vita e ricominciare da capo, irremovibile nella decisione di seguire solamente la sua carriera di musicista. Un piano, una soffice chitarra acustica e effetti di ogni tipo a fare da contorno alla dolce melodia vocale che caratterizza il primo minuto di questo piccola perla musicale, che si conclude poi dolcemente e ci lascia alla insolita Drawing the Line. Canzone che narra probabilmente di una storia d'amore andata male, come possiamo evincere da alcuni versi recitati con un'indifferenza quasi spaventosa (Teasing all my feelings out, you move away / It seems so natural to you), in cui Wilson riversa la propria rabbia con un chorus potente e graffiante, che nel finale culmina in un assolo liberatorio. Un esperimento sicuramente originale da parte del gruppo, ma che secondo me soffre di una leggera ripetitività di fondo. Ben più riuscita è la title track, in cui Wilson ci racconta di come un incidente automobilistico l'abbia fermato a riflettere su come la vita possa terminare improvvisamente, anche per la più piccola delle disattenzioni o per delle sciocchezze, e di come gli sia sembrato che le sfortunate vittime si fossero sedute a fianco a lui (Dead souls in my rearview mirror hitch a ride for a while). Musicalmente parlando, possiamo trovare evidenti riferimenti musicali a Massive Attack e Nine Inch Nails: approccio insolito da parte del gruppo inglese, ma che comunque era già stato sfruttato in precedenza, con tuttavia meno peso, in Sleep Together da Fear of a Blank Planet.

Dopo la breve Your Unpleasant Family, descrivente la lotta tra due famiglie che risiedono nello stesso quartiere (Your unpleasant family smashed up my car), ci si ritrova cullati nella dolce The Yellow Windows of the Evening Train, una sorta di ninna nanna fiabesca, molto sigurròsiana nell'approccio, che ci introduce al momento più intimo e personale di Wilson nel disco, nonchè il centrepiece dell'intera opera: Time Flies. Siamo di fronte a una vera e propria autobiografia dell'infanzia di Wilson e ce ne rendiamo conto anche semplicemente ascoltando il tema principale, chiaro tributo a Animals dei Pink Floyd, disco molto amato dal leader del gruppo inglese. E non meno esplicativi sono poi anche i versi iniziali (I was born in '67 / The year of "Sgt. Pepper" / And "Are You Experienced?"). Gli 11 minuti della traccia scorrono piacevolmente e soprattutto non pesano, anche perchè nella sezione centrale della canzone il main theme viene fermato per lasciare spazio a quello che personalmente ritengo essere uno degli assoli più belli che Wilson abbia mai composto. Brividi, brividi e brividi.

Non facciamo in tempo a riprenderci dalla botta emotiva di Time Flies che ci ritroviamo di fronte al reprise dell'intro, che ci porta alla mistica Octane Twisted, ovvero il ritrovamento di una ragazza defunta in un fiume da parte di una famiglia qualunque. La traccia nella prima parte vede la presenza di ottimi intrecci vocali, mentre nella seconda si lascia andare a riff più pesanti, che rimanda vagamente agli Opeth. The Séance è la descrizione di una seduta spiritica che Wilson fece con alcuni suoi amici per scherzo, ma che gli lasciò solo sensazioni orrende. Nel finale, a discapito del resto della traccia, la chitarra si fa a un tratto minacciosa e ci lascia alla schizoide Circle of Manias, breve sì, ma che lascia il segno, soprattutto grazie ai potenti riff spezzati a la Meshuggah. Il 9/8 rende la traccia ancora più "incerta" e folle, e l'improvvisa conclusione non può far altro che lasciare senza fiato l'ascoltatore. La chiusura dell'opera è affidata a quella che potremmo definire come una ballata, anche se nè il titolo nè il testo lo farebbero presagire. Però in fondo I Drive the Hearse è il finale azzeccato per questo lungo ciclo di musica, semplice e emotiva quanto basta.

Non mi dilungherò troppo sul secondo disco, sicuramente un buon EP con alcuni momenti di alta qualità, come l'ammaliante Black Dahlia (tra l'altro opera del solo Richard Barbieri) e l'ossessiva Bonnie the Cat, ma sinceramente l'avrei visto meglio come uscita separata.

In conclusione, per me questo si tratta del loro miglior lavoro da In Absentia, ed è la prova che i Porcupine Tree hanno ancora tanto da dire.
 
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C0mmander
view post Posted on 25/12/2009, 21:57




e io a casa a giocare con i pokemon.
 
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1 replies since 24/12/2009, 14:15   104 views
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